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Freedogs, resoconto di un week-end dedicato ai grandi eventi del triathlon sulle lunghe distanze; solo due atleti in campo, ma che atleti! Una a Samorin in Slovacchia, sabato 3 giugno 2017 per la finale del mondiale 70.3 circuito Challenge per Melinda Pugliese ed uno al campionato Italiano di Lovere per Gianni Fato la domenica.

Dietro quei 1.9 km di nuoto, 90 km di bici e 21 km di corsa, c’è un percorso di qualificazione per Melinda Pugliese che inizia già un anno fa con l’ottimo piazzamento al 70.3 in Spagna che le ha fatto guadagnare la qualificazione al mondiale, gareggiando fianco a fianco con i migliori. Ci sono stati i mesi di allenamento per preparare quella che per Melinda era la gara più importante della vita, mentre per Gianni era il debutto in un 70.3.

Per lei la ricerca della prestazione massima contro gli altri, per lui una sfida con se stesso. Così quando sei in zona cambio e sistemi la tua bici affianco quella dei migliori specialisti mondiali ed italiani, nomi da copertine, atleti olimpici, il cuore si riempie e le gambe si caricano, ma poi c’è la strada a decidere il tuo valore.

La cronaca delle gare vede Melinda chiudere la sua prova in poco più di 5h e mezza in una giornata caldissima, posizionandosi entro le prime cento assolute e quindicesima di categoria, che in una gara mondiale rappresenta un successo notevole per chi deve incastrare gli allenamenti tra lavoro e famiglia (ma questo lo racconta lei stessa in un articolo a parte).

Buono il debutto anche di Gianni Fato che conclude la sua gara in poco più di 6 ore, durante la quale anche la pioggia ha reso la competizione ancora più dura.

Un weekend che vale da solo una stagione, due Freedogs che hanno reso orgogliosi la propria squadra, con cui hanno condiviso parte degli allenamenti, avuto consigli, incoraggiamenti e quel pizzico di motivazione che ti fa dare quel qual cosa in più quando pensi di essere già al limite. Gare dure, durissime, competizioni per molti ma non per tutti: la partecipazione ad un mondiale si guadagna sul campo, ed è un sogno lungo un anno. Un sogno realizzato e raggiunto, ma smaltita la stanchezza e l’euforia è già tempo di rimettersi giù a testa bassa perché ci sono altre sfide da compiere, non ci si guarda indietro ma sempre avanti, perché fatto un mondiale inizia una nuova corsa per inseguirne un altro.