Quest’anno l’Italia ha avuto l’onore di ospitare i campionati Europei di triathlon a Rimini in occasione del “Challenge”, sulla distanza “70.3” ovvero del “mezzo Ironman”. Circa 2000 atleti provenienti da tutto il continente si sono confrontati nella competizione che prevedeva 1,9 km di nuoto, 93 km di bici e 21 km di corsa. La gara è stata resa ancora più dura dal percorso in bici molto tecnico con oltre 1000 mt di dislivello e soprattutto da una forte pioggia che ha accompagnato gli atleti durante buona parte della frazione ciclistica.

Tra questi 2000 solo in pochi combattono per un titolo ed è sempre una grande spettacolo vedere i migliori atleti europei darsi battaglia; per tutti gli altri la gara è principalmente contro se stessi, in una prova lunga e dura, in cui la testa conta più delle gambe. Tra questi anche 3 “freedogs” Fabio D’Aprile, Paola Marconi e Pasquale Luisi.

Nel triathlon affronti il mare, le salite in bici, le fatiche di una lunga corsa, tanti km a volte sotto la pioggia oppure sotto un sole inclemente, richiedendo capacità di adattamento superiori a qualunque altro sport. Specialmente in queste gare lunghe ed estenuanti si lotta contro se stessi, non sono gli atleti che superi o che ti superano il tuo obbiettivo, ma è l’arco di arrivo che ti attende che sancisce se hai vinto o hai perso e tutti e tre i “freedogs” hanno vinto. Anche il cronometro confermerà la qualità delle loro prestazioni, ma poco conta; conta esserci stati, aver gareggiato in mezzo ad altri atleti provenienti da tutta Europa, tante storie diverse e sconosciute accomunate per alcune ore dalla stessa fatica e dalla stessa passione, con quella correttezza e condivisione che si può trovare solo in questi sport di fatica.

Per qualche ora ci si sente più italiani ma ci si si sente anche più europei e forse almeno nello sport, in questo sport, l’unione comunitaria sembra realmente realizzata, almeno finchè si gareggia, almeno fino al pasta-party.