Tutte le gare di triathlon sono diverse, ma alcune lo sono di più. Quando devi nuotare in un lago insolitamente agitato per 1,9 km, pedalare per i boschi per 77 km superando 2600 metri di dislivello e poi correre per 21 km su strade sterrate è chiaro che non è la solita gara. Sicuramente sono fuori dal comune anche atleti che vi partecipano, amanti della natura oltre che della fatica, dell’adrenalina nelle discese sulle rocce e della polvere dentro le scarpe. Tra loro c’è una Freedogs, Paola Marconi, triathleta con la MTB nel DNA, abituata a spingersi sempre al limite.
Il 20 settembre la Marconi non solo ha partecipato a questa affascinante e durissima gara svoltasi tra le acque del Lago di Garda e gli scoscesi versanti della Valle delle Cartiere, ma è anche arrivata quarta assoluta tra le donne e prima di categoria. Abbiamo già scritto molti articoli sulle vittorie della Marconi in estenuanti marathon di MTB, partecipazione Ironman 70.3, maratone e mezze maratone, competizioni in bici di oltre 12 ore, ma intervistandola a fine gara Paola ha affermato che questa “è stata la competizione più dura a cui abbia mai partecipato”.
E’ facile credergli ma nel contempo difficile comprendere realmente la dimensione dello sforzo sostenuto e le emozioni vissute. Quindi cosa si fa dopo che si è portata a termine una gara così dura? Semplice, ci si iscrive anche per l’anno successivo! Follia? Forse, ma diversamente non farebbe questo sport e non si vivrebbero le emozioni che solo queste competizioni possono regalare, alla costante ricerca di un limite che si spinge sempre un metro più in là.